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giovedì 16 agosto 2012

Corfù. Giorno 1 - Primo innamoramento.

L'aereo di solito lo prendo con gli amici, non con la famiglia. E della mia famiglia, bisogna dirlo, non è che mi fidi. Una semplice partenza può trasformarsi in un incubo, e tra ritardi, ripensamenti dell'ultimo minuto, etc, si rischia di non arrivare nemmeno all'aeroporto!

Invece questa volta, anche se siamo usciti di casa ben dopo le previsioni, è andata bene e, sorpresa delle sorprese, tutti i bagagli sono arrivati a destinazione in quell'isolotto greco chiamato Corfù. All'aeroporto una signora robusta ci è venuta a prendere con un pulmino (92 €, porca miseria!) e ci ha portati in quel di Acharavi. Il tragitto è durato 45 minuti circa, e il paesaggio è stato quello tipico greco: tante colline e montagne rocciose su uno sfondo che passa da quel verde secco, arido, alla pagliuzza che tanto piace ai conigli. Il mare però, almeno dal pulmino, è limpido e bello come quello delle tre penisole alla destra di Salonicco (sempre in Grecia, eh).

A destra di Salonicco, Kallithea
Veniamo alla parte interessante: verso le 14:30 io, mio fratello Fabio e mio padre siamo partita dal nostro appartamento in cerca di cibo. I 35° gradi che c'erano nell'aria una volta toccato l'asfalto sembravano come minimo raddoppiare e l'unico chioschetto aperto era una specie di kebabaro le cui piadine erano spesse il triplo e lunghe la metà. Noi abbiamo mangiato lì e poi io sono rimasto ad ordinare due panini: uno per mia madre (insalata, pomodori e carne) e uno per mio fratello Daniele (carne e patatine fritte; è viziato, il moccioso). Mio padre e Fabio nel frattempo sono andati a far spesa a un supermercato e...

Oggi mi sono innamorato di una ragazza particolare, quasi un maschiaccio. Indossava la maglietta di Ronaldinho del Barcellona, quella verde acido; dei pantaloni di una tuta Adidas arrotolati sin quasi al ginocchio; uno zainetto nero sulle spalle e degli occhiali da sole enormi. Inoltre cavalcava una moto da motocross grossa almeno tre volte lei. I capelli erano tirati in alto a formare un'elegante fontana, il casco l'aveva volutamente dimenticato a casa. Aveva appoggiato sulla moto un pacco da sei bottiglie d'acqua e una volta salita su, il pacco le era caduto a terra. Così, mentre mi avvicinavo per aiutarla, ha parcheggiato il due ruote, ha recuperato le bottiglie, scostato il cavalletto ed è ripartita. I cinque metri che ci separavano sono diventati dieci, sessanta, cento. Non la rivedrò più.

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